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Durante un momento difficile come quello che sta attraversando il nostro Paese, i bambini sono soliti rispondere in molteplici modi. Alcuni aumentano la loro dipendenza dalle figure genitoriali, altri manifestano sentimenti quali l’ansia, l’agitazione o la rabbia, altri ancora tendono a chiudersi in sé stessi, isolandosi dal mondo circostante. È importante sottolineare che il modo in cui i più piccoli gestiscono un periodo di crisi è lo specchio di come i genitori si stanno comportando di fronte a tale problema. I bambini riescono a cogliere i segnali emotivi dalle figure di riferimento e utilizzano le sensazioni ricevute per modulare le loro emozioni e il loro atteggiamento. Oltre al ruolo centrale assunto dalla reazione genitoriale in risposta alla situazione di emergenza sanitaria attuale, risulta fondamentale mettere in atto dei comportamenti per minimizzare i risvolti negativi che la pandemia sta avendo sui bambini. Innanzitutto, è necessario mantenere una routine quotidiana il più possibile regolare, alternando attività sociali, scolastiche, di gioco e di relax. I bambini, inoltre, devono essere informati circa ciò che sta accadendo, attraverso chiarimenti e delucidazioni adatte alla loro età, al fine di insegnare loro come proteggersi e ridurre il rischio di infezione.
Promuovere la salute mentale e il benessere sia fisico sia psicologico è dunque il compito al quale bisogna tendere, dal momento in cui provare sentimenti di ansia, confusione, agitazione e preoccupazione è normale in un periodo come quello che stiamo vivendo. È necessario aiutare i bambini a mantenere una stile di vita sano, che riesca ad includere il contatto con le persone care, l’attività fisica, la regolarità del sonno e un’alimentazione equilibrata. Trascurare l’impatto che il virus può avere a livello psicologico è un rischio, soprattutto per i più piccoli. È sempre bene affidarsi ad un operatore sanitario o ad un professionista dello sviluppo nel caso in cui il genitore non riesca a gestire la situazione di emergenza e risolvere i problemi che ne derivano. Le figure genitoriali, però, dovrebbero sforzarsi di creare un legame con i loro figli basato sulla fiducia e sul confronto, in modo tale da intraprendere lo stesso percorso indicato dagli esperti, incrementando maggiormente il benessere dei bambini.
Massimo Molteni, Direttore Sanitario dell’Associazione “Nostra Famiglia” afferma: «I bambini sono i grandi dimenticati di questa pandemia: i loro bisogni di socialità, di gioco comune, di vitali relazioni tra pari, sono stati nascosti dalla immane tragedia che ci ha colpito: nascosti, ma rimangono. I bambini con disabilità o bambini con condizioni esistenziali particolari, come quelli con autismo o con disabilità dello sviluppo intellettivo, forse i più sofferenti, sono addirittura completamente scomparsi dai RADAR (Esperienze nell’emergenza COVID-19 nei bambini con disabilità e nei loro genitori)». Le famiglie di questi bambini, seppur resilienti, hanno bisogno di aiuto. Difatti, Rosario Montirosso, psicoterapeuta dello sviluppo, sottolinea: «I bambini con disabilità hanno bisogno di interventi terapeutici, riabilitativi, educativi, che li aiutino a fronteggiare la loro quotidianità e, anche ad emergenza finita, la loro normalità non sarà subito disponibile». Chiedere aiuto non è mai sintomo di debolezza.
“Non ci si salva da soli e solo insieme pubblico e terzo settore possono trovare le giuste sinergie per continuare a camminare in modo rinnovato”. (Massimo Molteni)
Lo Staff del Centro per lo Sviluppo delle Abilità Cognitive
FONTE: https://www.learningrx.com
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